L’Ostacolo
l’istruttore e la sua “cassetta degli attrezzi”
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Prodotta dal pensiero razionale e in relazione a ciò che è reale, la pedagogia dell'azione è talmente più efficace della pedagogia tradizionale che attrae irresistibilmente chi ne beneficia o ne è testimone. Ma per entrare nella sua dimensione e praticarla non basta dirlo! Sono necessarie la presenza delle sue condizioni, il rispetto delle sue regole.
I nostri amici istruttori e allenatori, dopo un certo periodo di tentativi nei loro corsi, mi chiamano e mi dicono gentilmente "abbiamo bisogno di te!", sollecitando implicitamente il mio aiuto.
Qualcosa sembra sfuggirgli.
Per dotare un istruttore della "sua cassetta degli attrezzi" si devono affrontare due ambiti:
- quello dei contenuti da insegnare (quale compito corrisponde al possibile problema ed è necessario per far scattare un progresso?)
- quello dell'animazione (per proporre al gruppo il buon compito al momento giusto e nel posto giusto).
Costruire la propria cassetta degli attrezzi e saper leggere il nuotatore richiede riflessione, tempo e pratica.
Questo è l'oggetto della formazione pedagogica.
Per andare all'essenziale, diventa imprescindibile fare ricorso alla didattica della disciplina. I contenuti sono organizzati secondo passaggi obbligatori in modo da mettere al servizio dell'allievo ciò che la pratica, storicamente costituita, ha prodotto di più efficace, evitando così di procedere a tastoni e di perdere tempo in vie senza uscita.
Altrettanto determinanti sono le regole del pensiero razionale, la prima delle quali, proposta da Aurélien Fabre, è troppo spesso dimenticata o assente: "Una definizione esatta e completa dell'oggetto!". Nel caso della nostra disciplina, il nuoto.
Tuttavia, in diverse occasioni, a Narbonne e Dinard, dal mio primo contatto con gli istruttori in formazione e i loro docenti, ho chiesto di formulare anonimamente la definizione di nuoto. C'era una tale diversità di risposte, solo 2 erano accettabili e soddisfacevano i requisiti proposti da Aurélien Fabre, che la confusione era evidente.
Per ognuno, la definizione che si dà della materia "nuoto" corrisponde alle sue rappresentazioni; e ogni volta che agisce con i suoi allievi sono queste rappresentazioni che si sostituiscono alla realtà. Avrà allievi "immaginari" in una situazione illusoria.
Come stupirsi allora se gli istruttori fanno ricorso a reminiscenze, improvvisazioni, ricette, folclore pedagogico, di cui siamo testimoni impotenti.
La definizione che può essere utilizzata: "attività locomotoria umana in acqua alta che esclude l'uso di ogni accessorio". Ciò implica la comprensione di ciascuno dei termini usati, che a loro volta devono essere definiti in modo tale che sia possibile andare oltre l'ambito dei movimenti per affrontare in modo complementare l'altro "oggetto", vale a dire, il nuotatore.
Siamo curiosi di sapere dai nostri amici allenatori o istruttori su cosa è basata la loro pratica. A quali conoscenze iniziali fanno riferimento?
raymond